Il Ministro al Festival dell’Umano tutto intero: sport e politiche giovanili per rigenerare le comunità

Un utile opportunità di confronto quella che si è tenuta a Roma in occasione della seconda edizione del Festival dell’Umano tutto intero, organizzato dall’associazione “Sui Tetti” presso il Pio Sodalizio dei Piceni. Due giorni di incontri, dal titolo ispirato a un’espressione di Karol Wojtyła, per restituire centralità all’umano nella sua interezza, nei luoghi della vita quotidiana: dalla scuola al carcere, dal lavoro alla famiglia, fino allo sport.

Nel suo intervento, il Ministro ha richiamato una visione di sport che vada oltre la competizione e il risultato, per diventare una presenza quotidiana, accessibile e profondamente radicata nella vita delle persone e delle comunità. Un impegno che si traduce in politiche concrete, strutturate su più livelli: dal sostegno diretto alle famiglie in difficoltà, fino agli investimenti in infrastrutture capillari e inclusive, che stanno trasformando spazi abbandonati in nuovi luoghi di socialità e benessere.

L’obiettivo è affermare ogni giorno il principio costituzionale che riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva. Una responsabilità che si concretizza nella promozione di uno sport civile, capace di includere le fragilità e di generare fiducia attraverso la prossimità, la cura e la partecipazione.

A questo si aggiunge un piano di interventi capillari in aree ad alta vulnerabilità sociale, come il Quarticciolo a Roma, Scampia e Secondigliano a Napoli, Rozzano a Milano, San Ferdinando in Calabria, San Cristoforo a Catania e Palermo. L’obiettivo è costruire una rete diffusa di presìdi sportivi e sociali, capaci di restituire opportunità concrete soprattutto nei contesti più fragili.

A guidare l’azione è l’idea che lo sport debba sempre più essere considerato come una vera e propria “difesa immunitaria sociale”, in grado di contrastare disagio e solitudine, promuovere salute e coesione sociale, e accompagnare le nuove generazioni nei loro percorsi di crescita. Perché ricucire il tessuto sociale significa, prima di tutto, riconoscere il valore pieno dell’umano. Tutto intero.